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Venette Waste a true story
Web Fashion Academy • 24 novembre, 2020
Questa storia vera, comincia il 26 di marzo del 2009. Un giorno, questo, tra i più particolari della mia vita. Veniva a conclusione e sottoforma di una perfetta sintesi, di un percorso che era cominciato nell'anno 2000 e che intendeva trovare delle risposte a quella insoddisfazione che si era manifestata in me, lavorando da parecchio tempo ormai nel sistema moda convenzionale.





Erano stati anni belli, in un certo senso galvanizzanti, quelli passati al fianco di Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler, tra le pareti di quella fantastica realtà aziendale che era la Staff International, ma all'alba del nuovo millennio, ebbi subito la sensazione che quel mondo inebriante e galoppante che ci aveva appena fatto concludere uno scintillante decennio, non avrebbe potuto più funzionare, e da quel momento ebbi manifesta solo una necessità: capire il perchè.
Certo non fu facile lasciare quel'impegno, ma a fine 2004 ci riuscii e da quel momento in poi decisi di dare autorità al mio istinto facendomi guidare in un percorso di ricerca che cominciò dalla lettura di libri, che non avevo mai letto, libri di economia, filosofia e fisica, questi furono i libri dove cercavo le risposte alle domande che già mi ponevo in quegli anni e che facevano riferimento agli argomenti della sostenibilità del sistema moda. 

Un libro in particolare mi aprì con chiarezza alla visione della situazione dell'umanità e del pianeta nel 2006: "Il punto del Caos" di Ervin Laszlo.






Ervin Laszlo. Ervin Laszlo ( Budapest , 12 giugno 1932) è un filosofo e pianista ungherese. È stato candidato due volte (2004 e 2005) al premio Nobel per la Pace, nel 2001 ha ricevuto il Goi Award e nel 2005 il Mandir of Peace Prize.


Leggere "Il Punto del Caos"  scritto da Laszlo, fondatore della teoria dei sistemi e studioso di fisica e della teoria dell’effetto farfalla, mi ha fatto comprendere l’importanza dell’azione individuale e il vero significato di “sostenibilità ambientale”.


I cambiamenti sono possibili solo se ognuno di noi si muove per il cambiamento, perchè come esseri viventi siamo parte di un tutto più grande: l’Universo.

Noi siamo l’Universo.




Questa visione ha cambiato me completamente, ha cambiato la mia vita; ha cambiato il mio lavoro, il mio comportamento, le mie relazioni.Tutto è cambiato.
La sfida nella mia professione è così diventata dimostrare come, ai nostri tempi, sia possibile “fare un prodotto senza produrre nulla”. Fare un prodotto senza produrre nulla, da quel momento in poi, è divenuto per me l'unica logica di buon senso e soprattutto necessaria, nel momento in cui ho intuito che avrei potuto trasformare, in un prodotto di valore, il primo prodotto, il più abbondante del nostro tempo: lo spreco.







Questa visione, ebbe subito un nome e un leader, una guida anche per me, in un percorso che intuivo che non si sarebbe rivelato facile ed un progetto che volevo partecipativo, un esempio di economia del “Noi” .

Così è nato il personaggio Venette Waste nel 2009, la Regina dello Spreco:







E sapete perchè è la Regina dello Spreco?









Perchè lei sa come si trasforma lo spreco in valore!







L'immagine di Venette viene creata e disegnata da un’illustratrice di talento, Irene Bassi.






Il nostro pensiero fu questo: se il nostro leader fosse stato un fumetto sarebbe stato più facile fare un'organizzazione  dalla struttura orizzontale, partecipativa, dove tutti su uno stesso piano avrebbero potuto contribuire a rendere il mondo della moda più sostenibile. Se il nostro guru fosse stato un fumetto tutti si sarebbero sentiti un po’ lei, poi, per un fumetto, è più facile avere dei superpoteri, essere un supereroe. 

 Venette Waste è il supereroe europeo, che ci riporta vicini al buon senso.






Ecco perché abbiamo deciso che Venette avesse la sua storia da raccontare, una vita vera e l’abbiamo anche tutta disegnata. Nata nel 1966, potete vederla qui in alcuni suoi momenti: con i suoi genitori, quando era piccola, andando a scuola e nella sua età adulta, con suo figlio Eddy...





Come ogni supereroe, Venette ha acquisito il suo superpotere in un'occasione speciale, che ha cambiato la sua vita facendola diventare la Regina dello Spreco.
Durante un viaggio di lavoro in Egitto incontrò Horus il falco, al tempio di Edfu. Horus è solo un corvaccio nero che tenta di attaccarla e solo quando si arrenderanno che entrambi subiranno una trasformazione: lei diverrà la bizzarra Regina dello Spreco, lui da Corvo a Falco che lei chiamerà Horus. Horus sarà inseparabile e segna il nuovo cammino di Venette, la raggiunta consapevolezza.




 

Horus riporterà Venette vicina alla Natura e sarà per sempre la sua guida spirituale. Da quel momento Venette non sarà mai quella di prima, e sa cosa deve fare viralizzare un esempio di moda rigenerativa.




                         

       Lo Stile è Sostenibilità





Perché  per Venette nel 2009 è così importante comunicare? Perché crede fermamente che, ogni progetto, ogni azione, ogni professione  debba essere considerata innanzitutto come progetto di comunicazione. E in corso un cambiamento epocale; qualsiasi prodotto dovrebbe essere creato per essere strumento e mezzo per  mostrare come attuarlo. Il 2009 è l’anno della nascita del suo blog e scrive di Natura, Arte, Stile, ma secondo la sua visione di moda rigenerativa.

 


Il successo mediatico di Venette Waste è immediato tanto da meritarsi l'attenzione della stampa, (il Corriere della Sera le dedicò una pagina intera durante la settimana della moda nel 2010) e la richiesta da parte di Yoox di creare dei capi per la vendita. 





Gli abiti di Venette Waste rappresentavano già, nel 2010, un eccelso modello di economia circolare: erano realizzati con il tessuto a magazzino del miglior tessile italiano, venivano prodotti in piccole serie e in quantità limitate, non prevedevano di essere inglobati in collezioni ma avevano un rilascio sul mercato graduale, erano realizzati su una modellistica a componenti, e si prevedeva il loro ritiro a fine ciclo vitale o comunque quando i clienti avessero deciso di non voler più indossarli e venivano venduti oltre che su Yoox, tramite le fantastiche Waste Angels, una rete di venditirici che potevano contare su un e commerce con shop in shop per ognuna di loro in riferimento al loro distretto territoriale. Anche il packaging era recuperato da chi non lo aveva usato. Fu un'esperienza pazzesca, che ci fece capire però che il mercato era troppo indietro, o meglio: noi eravamo troppo avanti.
Le logiche imperanti ci rendevano la vita difficile perchè secondo molti aspetti ci imponevano a dover scendere a dei compromessi, che noi non volevamo accettare. 
Si decise così un percorso diverso e un nuovo modo di definire l'azione, che nacque proprio dal rendersi conto dell'inutilità delle cosiddette azioni sostenibili e la conseguente necessità di definire le regole per contribuire alla realizzazione di un nuovo sistema che potesse davvero essere ecoperfetto nella sua interezza, perchè rigenerativo.

Così Venette Waste come designer responsabile in azione, nel tempo che ci porta fino ad oggi, crea il progetto Waste Couture, definisce per le filiere produttive un metodo che incide sulle azioni dall'ufficio stile alla produzione, dalla distribuzione alla comunicazione, ampliando di molto la sua visione di circolarità. 







Waste Couture è un sistema per creare prodotto considerando lo spreco un valore.

Lo spreco per Waste Couture, non è solo lo scarto di produzione o quello che viene prodotto con metodi non rispettosi per l’ambiente, ma tutto quello che a causa di dinamiche distorte di filiera, viene prodotto inutilmente perchè non vive neanche il primo ciclo vitale.






WASTEMARK approva  e rende riconoscibili i prodotti di moda che, senza valido motivo, sono stati abbandonati dalla nostra cultura pervasiva dell’usa e getta. Con questa azione dimostra che oggi il paradosso dato dal creare  “Couture” dal “Waste” è inevitabile.










WASTE COUTURE è un nuovo sistema per creare prodotti. Un sistema che prioritariamente usa lo spreco come risorsa per avviare la circolarità del sistema.

Oggigiorno molti prodotti vengono definiti scarti senza in realtà esserlo; sono in realtà solo il risultato di un comportamento distorto: la mancanza di rispetto per il valore del tempo.

WASTEMARK certifica tutti i prodotti di moda realizzati seguendo il protocollo Waste Couture. I designer e i produttori che lo hanno adottato, vogliono rinnovare ogni aspetto della loro catena di produzione della moda: dall'ufficio stile alla produzione, dalla distribuzione alla comunicazione.

WASTEMARK targa un sistema: il sistema a ciclo chiuso.








Ma perchè una corona con gli occhiali? La corona rappresenta il materiale, tutto il tangibile, gli occhiali (di Venette) sono l'indicatore dell'immateriale, l'intangibile, la visione, la conoscenza e la spiritualità.

Usando lo spreco si può ritrovare un equilibrio tra materiale e immateriale?

Viviamo una civiltà in cui il valore materiale è crucialmente sopravvalutato. In che modo Waste Couture si prefigge di ritrovare questo equilibrio? Waste Couture definisce anche come si possa fare prodotto senza aggiungere nuove produzioni usando prioritariamente  tutto ciò che è già stato creato e non ha mai avuto l’occasione del primo ciclo vitale senza rinunciare a stile, qualità e servizio, rivalorizzando tutto l'indotto. Usare prioritariamente l'esistente di valore è la prma azione di buon senso per non addizionare altre emissioni. 

Sono passati anni e Venette è stata la nostra compagna di viaggio, grazie a lei si è creata anche la Web Fashion Academy , dapprima piattaforma digitale per diffondere cultura della moda rigenerativa (2009), poi Hub della moda e associazione (2014) e infine anche ufficio ricerca e sviluppo per tutti i nuovi prodotti rigenerativi tessili e non solo creati in collaborazione con le aziende del Made in Italy.

Alla fine del 2018 il sistema Waste Couture diviene un protocollo diviso in tre parti che elenca le specifiche per realizzare il ciclo chiuso di produzione. 
Nel 2020 in collaborazione con Costanzo & Associati, A.I.Value e Obda Systems, il Protocollo viene trasformato in un documento intelligente, in grado di generare in ogni momento di svolgimento del prodotto e per tutta la filiera, l'RFP (Regenerating Function Point) il risultato del rapporto tra il Valore dello Spreco e il Valore del Tempo, spina dorsale del Protocollo, ovvero il livello di funzione per la rigenerazione dei sistemi della Terra di ogni prodotto moda.

Perchè ora è il momento per le aziende della moda per considerare l'esperienza data dal protocollo Waste Couture?

Perchè ora più che mai, è il momento per spingere per il cambiamento necessario.


 

La crisi globale indotta dalla pandemia e la nuova rivoluzione industriale, inducono a profondi cambiamenti, i quali, è necessario non siano subiti ma cavalcati. Le logiche di produzione compulsive non potranno più essere reiterate e le aziende devo avvalersi anche delle nuove tecnologie per superare questa fase di crisi. 

Le grandi perdite accumulate porteranno ad un ridimensionamento degli investimenti che solo l’economia circolare può sostenere senza svilire i contenuti delle produzioni ma al contrario dando loro un valore aggiunto. I nuovi consumatori, cercheranno marchi di cui possono fidarsi e che prestano attenzione al "bene collettivo", soprattutto nelle categorie di prodotti come la moda e la bellezza che sono considerate vicine al corpo. I brand e le aziende manifatturiere e tessili oggi si potranno avvalere di uno strumento, frutto di uno studio e di una esperienza decennale in modo collettivo e collaborativo. Condividere costi e benefici tra più partner permetterà la sopravvivenza del sistema. Le pratiche commerciali sostenibili, con il loro impatto positivo sulla catena di approvvigionamento possono, non solo scoprire nuovi flussi di entrate, ridurre i rischi e portare a modelli di business migliori, ma evitare l’ormai inevitabile aumento del costo del lavoro e di altre risorse. Il valore dello spreco influenza il prezzo dell'abbigliamento dal 50% al 70%. Applicando il metodo Waste Couture si ottiene il prezzo equo, il prezzo che corrisponde esattamente al valore reale di quel capo. In questo modo per offrire un prezzo competitivo non sarà più necessario delocalizzare.


L’utlizzo del Protocollo Waste Couture sarà accompagnato dall’introduzione delle tecnologie di intelligenza artificiale nelle aziende per dare maggiore efficacia al programma raccogliendo analizzando i dati aziendali e di mercato, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e realizzando uno sviluppo rigenerativo.

La concreta applicazione del Progetto, oltre che diventare “Argomento di Vendita”, può permettere di realizzare i seguenti obiettivi:

  • assorbire il magazzino esuberante valorizzandone il contenuto;
  • divenire “azione di piano” nei casi di riorganizzazione aziendale

Rossana Diana
www.wastemark.it 


















 

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